Riscoprire la via del Signore tornando alle radici della fede cristiana
Nel cammino della fede, ci sono momenti in cui il progresso apparente può portarci lontano dall’essenza stessa del nostro rapporto con Dio. La Chiesa contemporanea si trova spesso a dover fare una scelta cruciale: continuare a correre verso un futuro incerto o fermarsi per riscoprire le fondamenta della propria identità. Questo non è un segno di debolezza o di regressione, ma piuttosto un atto di saggezza spirituale. Tornare alle origini significa ritrovare quella purezza di cuore e quella semplicità di fede che hanno caratterizzato i primi credenti. È un passo indietro che, in modo sorprendente, ci permette di avanzare con maggiore certezza e potenza nello Spirito. Quando ci allontaniamo dalle radici della nostra fede, rischiamo di perdere la direzione e la forza che provengono dalla comunione autentica con Dio. Il ritorno alle origini non è dunque una fuga dal presente, ma un modo per riscoprire la freschezza e la potenza del Vangelo, permettendoci di camminare con rinnovata fiducia nel piano perfetto che Dio ha per la Sua Chiesa.
Introduzione: Quando il progresso ci allontana da Dio
Nel vortice della modernità, la Chiesa si trova spesso a correre dietro a un’idea di progresso che rischia di svuotare il cuore stesso della fede. Mentre il mondo ci spinge a guardare sempre avanti, a innovare, a modernizzare, una voce profetica ci chiama a fare una pausa, a voltarci indietro. Non si tratta di un gesto di resa o di nostalgia sterile, ma di un atto di coraggio spirituale: tornare alle radici per ritrovare l’essenza stessa della nostra identità cristiana. La Chiesa primitiva ci ha lasciato in eredità un tesoro inestimabile: una fede viva e autentica, alimentata dalla potenza dello Spirito Santo, unita dalla comunione fraterna e radicata nel timore e profondo rispetto di Dio. Questi pilastri fondamentali, che hanno sostenuto la crescita miracolosa della Chiesa nei suoi primi secoli, rischiano oggi di essere dimenticati o, peggio ancora, sostituiti da surrogati moderni che, pur brillanti in superficie, mancano della sostanza spirituale che sola può dare vita e forza alla comunità dei credenti.
1. Tornare al cuore del Vangelo
Nel cuore del messaggio cristiano non troviamo una dottrina astratta o un sistema religioso, ma una Persona viva e reale: Gesù Cristo. Egli stesso ci rivela questa verità fondamentale quando dichiara: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Questa affermazione non è una semplice dichiarazione teologica, ma l’invito a un incontro personale che ci cambia profondamente.
La Chiesa primitiva ha compreso profondamente questa verità. I primi credenti non si affidavano a strutture organizzative o a strategie umane, ma vivevano della presenza viva di Cristo in mezzo a loro. Non possedevano ricchezze terrene o influenza politica, ma erano ricchi di un’unzione celeste che trasformava ogni aspetto della loro vita comunitaria. Come ci testimonia il libro degli Atti, “Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (Atti 2:42).
Oggi, in un’epoca caratterizzata da programmi sempre più sofisticati e strategie pastorali elaborate, rischiamo di perdere di vista l’essenziale. Non è un nuovo modo di fare o un approccio diverso ciò di cui abbiamo bisogno, ma un ritorno a quella intimità profonda con Dio che ha caratterizzato la vita della Chiesa nascente. È questa comunione autentica con il Padre, resa possibile attraverso il Figlio nello Spirito Santo, che può ridare vita e potenza alla nostra testimonianza nel mondo contemporaneo.
2. Ravvedersi per ricominciare
La Chiesa contemporanea si muove spesso con un passo frettoloso, come se la velocità potesse compensare la mancanza di direzione. In questa corsa affannosa, rischiamo di allontanarci sempre più dalla meta che Dio ha posto davanti a noi. È significativo che Gesù stesso, nella Sua lettera alla Chiesa di Efeso, ci richiami a questa verità fondamentale: “Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima” (Apocalisse 2:5). Queste parole non sono un rimprovero sterile, ma un invito a riscoprire la freschezza del primo amore.
Il cammino della fede ci insegna che il vero progresso spirituale non è mai lineare. Come il figliol prodigo che, per ritrovare la strada di casa, dovette prima riconoscere il suo errore e voltarsi indietro, così anche noi siamo chiamati a fare un passo indietro per poter avanzare nella direzione giusta. Questo ritorno non è un segno di debolezza, ma di saggezza spirituale. Significa tornare al cuore del Padre, riscoprire la potenza della Sua Parola che ci cambia, e ritrovare la profondità della preghiera che sola può sostenere una vita cristiana autentica.
Senza questo fondamento, ogni apparente progresso rischia di essere solo un’illusione, un movimento che ci allontana sempre più dalla vera meta. È solo attraverso questo ritorno alle radici della nostra fede che possiamo sperimentare una crescita autentica e duratura nella grazia di Dio.
3. Riscoprire la guida dello Spirito Santo
La Chiesa non è un’istituzione umana, ma un organismo vivente che nasce e cresce per opera dello Spirito Santo. Questa verità fondamentale rischia di essere dimenticata in un’epoca in cui tendiamo a confidare eccessivamente nelle nostre capacità organizzative, nei programmi pastorali e nel talento umano. Come ci ricorda l’apostolo Paolo, “infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio” (Romani 8:14). Questa guida non è una scelta, ma l’essenza stessa della vita cristiana.
Quando la Chiesa perde di vista questa dipendenza dallo Spirito Santo, si trasforma in un’organizzazione che, pur ben strutturata, manca della vita divina. Diventiamo come ciechi che pretendono di guidare altri ciechi, rischiando di portare tutti in un abisso di confusione e sterilità spirituale. È solo tornando a camminare secondo lo Spirito che possiamo sperimentare quella fecondità spirituale che caratterizza una comunità veramente viva.
L’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Galati, ci pone una domanda provocatoria che risuona ancora oggi: “Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?” (Galati 3:3). Questa domanda ci invita a riflettere su come spesso, dopo aver sperimentato la potenza dello Spirito Santo all’inizio del nostro cammino, tendiamo a sostituire la Sua guida con metodi e strategie puramente umane. Il ritorno allo Spirito non è dunque un passo indietro, ma la riscoperta della fonte stessa della vita e della potenza della Chiesa.
4. La forza del passo indietro
Nel cammino della fede, ci sono momenti in cui il gesto più spirituale non è avanzare, ma fermarsi. Non è un segno di debolezza, ma di saggezza profonda riconoscere i nostri limiti e rientrare in noi stessi. La parabola del figliol prodigo ci offre un esempio illuminante di questa verità. Quando il giovane, dopo aver sperperato tutto in una vita dissoluta, giunse al punto più basso della sua esistenza, non fu la fuga in avanti la sua salvezza, ma il coraggio di voltarsi indietro. “Io mi alzerò e andrò da mio padre…” (Luca 15:18). Queste parole, pronunciate nel momento del suo più profondo fallimento, segnarono l’inizio del suo ritorno alla vita.
Quel passo indietro, che poteva sembrare una sconfitta, si rivelò invece la chiave per un nuovo inizio. Non era la fine del suo cammino, ma l’inizio di una vita nuova. Questa verità risuona profondamente nelle parole di Gesù: “Senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15:5). Questa affermazione non è una condanna, ma un invito a riconoscere la nostra dipendenza da Lui, a fare quel passo indietro che ci permette di ritrovare la vera direzione della nostra vita.
Il ritorno al Padre non è mai un movimento di regressione, ma un atto di coraggio che ci permette di riscoprire la nostra vera identità e il nostro vero scopo. È in questo apparente passo indietro che troviamo la forza per avanzare nella direzione giusta, sostenuti dalla grazia di Dio e guidati dalla Sua sapienza.
5. Tornare ai sentieri antichi
Nel tumulto della vita moderna, Dio ci invita a fare una pausa, a voltarci indietro non per rimanere ancorati al passato, ma per riscoprire quella via maestra che ha guidato i credenti di ogni generazione. Attraverso il profeta Geremia, il Signore ci rivolge un invito che risuona ancora oggi con straordinaria attualità: “Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre!” (Geremia 6:16). Queste parole non ci invitano a vivere nel passato, ma ci ricordano la saggezza che i credenti hanno imparato nel loro cammino con Dio.
Ora è il momento giusto per fermarci e guardare oltre le cose che ci preoccupano ogni giorno e le tendenze che passano velocemente. È il tempo di riscoprire quei sentieri antichi che, pur essendo stati percorsi da generazioni di credenti, non hanno perso la loro freschezza e la loro potenza. Questi sentieri non sono vecchi perché superati, ma antichi perché provati e verificati nel tempo, come l’oro raffinato nella fornace.
La scelta di tornare a questi sentieri non è un atto di voler restare fermi nel passato, ma un gesto di saggezza che ci permette di camminare con maggiore sicurezza e serenità. È in questi sentieri antichi che troviamo quel riposo per le nostre anime che il mondo, con tutte le sue innovazioni, non potrà mai offrirci.
Conclusione: Un nuovo cammino con Dio
Il cammino della fede ci insegna che il vero progresso spirituale non è il risultato dei nostri sforzi o delle nostre strategie, ma nasce da un atto di resa totale a Dio. È quando ci arrendiamo alla Sua volontà e torniamo a Lui con cuore sincero che sperimentiamo una trasformazione profonda. Come ci ricorda il profeta Isaia, “quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia 40:31). Questa promessa non è una metafora poetica, ma una realtà concreta per chi sceglie di confidare in Dio.
Il passo indietro che abbiamo esplorato in queste pagine non è dunque un movimento di regressione, ma un atto di saggezza che ci permette di riscoprire la fonte stessa della nostra forza. Come l’aquila che deve prima scendere per poi poter spiccare il volo verso le altezze, così anche noi, attraverso questo apparente passo indietro, troviamo la forza per avanzare con rinnovato vigore nel cammino della fede.
Questo nuovo cammino con Dio non è un percorso facile o privo di sfide, ma è un cammino sostenuto dalla Sua grazia e dalla Sua potenza. È un cammino che, pur richiedendo coraggio e perseveranza, ci conduce verso una vita di pienezza e di gioia profonda, una vita in cui ogni passo, anche quello che sembra un ritorno, diventa un’opportunità per crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio.
Preghiera finale
Padre celeste,
aiutaci a fermarci, a rientrare in noi stessi, a riconoscere dove ci siamo allontanati da Te. Donaci il coraggio di fare un passo indietro, per ritrovare la Tua via. Che la Tua Chiesa torni a camminare nello Spirito, nella verità e nella potenza del Vangelo.
Nel nome di Gesù. Amen!
Mimmo Longo – Nadia Pianalto